Napoleone Cerino

 
  Fu per caso,
o forse,
fu per miracolo,
che una vecchia cartella ingiallita,
venne fuori dal mucchio,
si fece raccogliere
dalle mani di un artista
e portare via dal pavimento gelido
del Reale Albergo dei Poveri,
dove giaceva da anni.
Il tutto in una strana giornata
del mese di giugno
dell'anno del Signore 1999.
Cominciò così
la sua avventura
in un nuovo secolo.
Avevo sofferto l'acqua
l'umidità
il gelo,
la polvere,
l'oblio.
Ma adesso
non stava più al gioco.
Voleva vivere.
Sapeva che avrebbe destato
La curiosità del suo salvatore.
Sapeva che avrebbe fornito
notizie ed indizi utili
per ricostruire una storia.
Una storia vissuta un secolo fa
dai personaggi che l'avevano costituita.
Sul suo frontespizio,
oltre ai caratteri stampati recanti l'intestazione
del Reale Albergo dei Poveri;
era riportato in corsivo:
un nome, Cerno Giuseppe;
una paternità, Napoleone;
una data, quella dell'ammissione al convitto, 5 maggio 1898.
Al suo interno, un esiguo numero di documenti e certificati,
materiale di base per affrontare le ricerche atte a storicizzare
fatti e persone in una Napoli fin de siecle.

Io - che fin da giovane età ho sempre scavato nelle pieghe dei registri d'archivio alla ricerca del non conosciuto - sono stato coinvolto da Matteo; p er compiacere mi sono fatto trasportare nello scoprire la vicenda umana dello scultore Napoleone Cerino, attraverso il rinvenimento di atti.

Questo nominativo in Lei impresso, mi ha consentito di penetrare tra le mura di palazzo Soriano in Piazza Dante. Ho così vagato tra i meandri dei corridoi dell'Archivio storico anagrafico comunale di Napoli, scoprendo che fu fondato nel 1809 in pieno decennio francese. Ho sfogliato gli schedari ricolmi di schede recanti i nomi dei tanti esseri umani vissuti a Napoli nel sec. XIX ed il sec. XX.

Mi sono fatto penetrare da quel particolare odore che si viene a creare dalla combinazione della carta antica, con l'inchiostro invecchiato e la polvere del tempo. Nelle sale di questo edificio ho avuto modo di constatare che è custodita la memoria dei napoletani.

Ma ho anche scoperto uno dei misteri della nostra esistenza.

La sua precarietà e la sua futilità.

In fin dei conti, se non si lascia ai posteri qualcosa di concreto, di palpabile, più nessuno ricorderà il tuo passaggio su questo mondo.

Più niente contribuirà per testimoniarlo.

Anche la tua discendenza dovrà avere una forza sovrumana nel trasmettere la tua memoria con il passare dei secoli. Ma anche il ricordo man mano si attenuerà, fino alla totale scomparsa.

Cosa resterà allora?

Solo degli atti scritti: quelli che riguardano la tua nascita, il tuo matrimonio, la tua morte.

Contenuti in volumi custoditi negli archivi anagrafici comunali.

Dagli atti in nostro possesso risulta che Napoleone Cerino era uno scultore, ma non sappiamo che tipo di scultura. Non conosciamo sue opere; né testi d'arte citano il suo nome.

Non sappiamo se frequentasse ambienti artistici, se scolpisse decorazioni per altari marmorei, o, magari statue di legno; o addirittura se fosse solo scultore di lapidi cimiteriali. Fino ad oggi non abbiamo trovato nessuna testimonianza concreta che provi questa sua attività.

Il nostro obiettivo tende proprio a trovare qualcosa di concreto della sua esistenza.

Non sappiamo se avesse svolto la sua attività solo a Napoli, od anche in qualche altra località . Da una lettera scritta da una sua cognata rileviamo che forse potrebbe essere stato in America negli ultimi anni del secolo XIX. In quale parte dell'America? Argentina, Uruguay, Brasile, Venezuela; forse gli Stati U niti, quindi New York, o magari il Canada. Questo per citare solo gli stati dove erano più frequenti le emigrazioni in quel periodo del secolo XIX. Nemmeno questo ci è dato da sapere.

Una cosa è certa: se Napoleone andò veramente in America ben presto fece ritorno ai patri lidi visto che morì nella sua città natale.

Questa assenza, questo totale vuoto, ha animato la nostra volontà di andare oltre.

Ci ha indotto ad attivarci per ricostruire una vita. Ed ecco che abbiamo scoperto che Napoleone era il quarto di cinque figli di Luigi Cerino ed Erminia Iannarone; che era nato il 20 febbraio del 1865; e che fu battezzato nella parrocchia di Santa Maria a Cancello. Suo padre, Luigi Cerino, era nato nel 1827 ed era possidente; mentre la madre era nata a Greci in pro vincia di Avellino nel 1833. Gli altri fratelli: Amalia era nata il 28 novembre del 1859, nella sezione Vicaria; Eugenio, il 19 giugno del 1861 nella sezione Vicaria; Eduardo il 7 settembre del 1863 nella sezione San Lorenzo; Carlo, il 15 marzo del 1867 n ella stessa sezione Vicaria. In giovane età, Napoleone si sposò con la sua coetanea Emilia Morrone, il dì 13 marzo del 1886 quando aveva già subito due scottature: la morte del padre e della madre.

Nel giorno di Natale del 1886 - un giorno felice per la famiglia Cerino - nasceva suo figlio Giuseppe (di cui non si hanno tracce della morte a Napoli), che forse in età adulta emigrò in altra città.

Ma un'altra scottatura ben presto avrebbe colpito il nostro scultore, la morte della moglie, ancora giovane, prima del 1897.

Questi eventi con ogni probabilità provarono molto l'anima di Napoleone, che cadde e non riuscì più a risollevarsi; per cui il brutto episodio dell'abbandono e della chiusura nel convitto dell'Albergo dei Poveri del figlio Giuseppe.

Ma punti oscuri nella vita di Napoleone Cerino ci assillano e ci impegneremo a svelarli in un prossimo futuro.

Probabilmente dopo la morte dei suoi genitori, l'eredità lasciata, divisa per cinque figli, divenne molto esigua e la quota toccata a napoleone non gli fu sufficiente a condurre una vita agiata.

É probabile poi, che alla morte della moglie, depresso, abbia lasciato suo figlio Giuseppe alle cure dei cognati Anna Morrone e Alfonso Riccio. Ma, il piccolo Giuseppe abbastanza discolo, riuscì a farsi rinchiudere nel Convitto del Reale albergo dei Poveri, dai suoi zii. E siccome a quei tempi bisognava dimostrare la povertà dell'annesso; allora (come oggi) non fu difficile fare carte false per far ammettere il piccolo nel convitto; visto che dagli atti né i Cerino né i Morrone - Riccio risultavano talmente poveri.

Non sappiamo se Napoleone abbia più visto suo figlio Giuseppe dopo questo triste evento, in considerazione del fatto che nel Reale Albergo dei Poveri ognuno veniva introdotto ad una professione; ed i giovani, all'età di ventuno anni erano costretti a lasciare il convitto, con una somma per introdursi nella società.

Napoleone morì a 67 anni - la stessa età in cui morì Leonardo - il 22 maggio del 1932, in Salita S. Antonio ai Monti, n. 17 in Napoli.

Ma, la storia continua ...

Alfonso Caccavale