Napoleone Cerino

 
  Ho un amico di lunga data: esuberante, sfrontato, coinvolgente.

É Matteo, artista. Capace di leggere al di sopra delle righe, cogliendo aspetti inusitati, ricavando entusiasmi anche da cose apparentemente scontate.

Io sono impiegato al «Catasto» ed è qui che qualche volta Matteo è venuto a trovarmi. In una occasione l'ho visto entusiasmarsi per il semplice motivo di vedermi operare su di un terminale alla ricerca di un dato immobile e dei suoi trasferimenti da un proprietario all'altro. Per me era un lavoro consueto, per lui era la storia di uomini e case.

Poi un giorno mi ha parlato di un tale Cerino Napoleone, scultore, dandomi copia di un atto anagrafico datato 30 dicembre 1886 con il quale Napoleone, appena padre, e solo ventiduenne, dichiara la nascita del proprio figlio Giuseppe. Dallo stesso atto si rileva il suo domicilio: Vico Tutti i Santi 15, quartiere Vicaria. É da lunghi anni che ho a che fare con mappe topografiche e planimetrie e spesso prima ancora di recarmi per lavoro, in luoghi da me non conosciuti, provo ad immaginarli «leggendo» i grafici e compiacendomi poi se l'immaginazione risulta veritiera. Ritornando a Napoleone ho percorso all'inverso l'aggiornamento e l'avvicendamento della mappa in cui è compreso Vico Tutti i Santi. Da quella attuale fino a quella dell'impianto del Catasto e a quella borbonica e di volta in volta ho visto scomparire edifici di costruzione recente, insediamenti residenziali di più vecchia epoca e infine le industrie.

Mi sono ritrovato in Vico Tutti i Santi, ho percorso poche decine di metri, ho raggiunto la via Arenaccia e ho ammirato la vasta distesa di orti, ho rivisto qualche antico casale e qualche treno sbuffare. Alla mia destra il Vesuvio fumava e alle mie spall e la città brulicava e sanava i suoi mali, l'epoca del colera era appena passata. Sono entrato al civico 15 di Vico Tutti i Santi in un dignitoso appartamento al primo piano dove in un'ampia e assolata stanza ho visto Napoleone al lavoro. Di là dalla porta in una cameretta il suo bambino nella culla dormiva e ho sentito suoni e rumori dalla cucina: era la sua bella e giovane sposa indaffarata. Il tempo era bello, adatto ad una passeggiata. Napoleone, con Emilia sottobraccio e il bambino sulle spalle percorre le strade lì intorno: via Alessandro Mazzocchi, strada Speranzella, via Nuova San Ferdinando, corso Garibaldi. Si fermano in Piazza Reclusorio. Che tristezza oltre la facciata dell'Albergo dei Poveri! Meglio attraversare vico San Giovaniello e raggiungere via Arenaccia dove Giuseppe potrà ammirare i cavalli trainare carri colmi di ortaggi e i cani dietro ad abbaiare. Che peccato! Questo verde tra non molto sarà sostituito da industrie ed altri fabbricati. Napoleone abita lì da poco, la città è lì vicino ma non prova piacere ad andarci, ha sofferto e ha visto soffrire, non sostiene l'antica tristezza dell'allegria tra vestita. Da quei luoghi ne ammira la bellezza ma non ne respira l'aria. Il suo bambino lì crescerà e avrà un padre giovane e forte. Diavolo di un Matteo! Mi ha fatto rivivere un poco del tempo trascorso da Napoleone al quartiere Vicaria.

A proposito, signor Cerino Napoleone, mi scusi se ho violato la sua intimità familiare entrando nella sua dimora e seguendola per le strade. Certo l'ho immaginata in un periodo felice e a quell'epoca mi voglio fermare.

Altri ancorché tristi avvenimenti hanno caratterizzato la vostra esistenza e quella dei vostri cari. Verrà il tempo di ripercorrere anche le mappe dei quartieri e delle strade del malessere. Lei in vita è stato scultore e pertanto la sua arte è stata in qualche modo manifestata. Perciò non sia così riservato e faccia che in futuro qualche busto venga ritrovato.

Gaetano Ferrone Napoli. 22 gennaio del 2000.